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Gruppo Micologico  "T. Pocorobba"

Appunti sulle micocenosi delle aree forestali della Provincia di Trapani

Bosco di Scorace (territorio del Comune di Buseto Palizzolo)

Proseguo con la serie di contributi con i quali è mia intenzione, attraverso il sito del Gruppo Micologico “TONINO POCOROBBA”, illustrare alcune fra le specie più significative che compongono il corpo più importante del corteggio micolfloristico che si accompagna alla fitocenosi a sclerofille sempreverdi, che insiste nel bellissimo complesso forestale ubicato nel territorio comunale di Buseto Palizzolo (TP) denominato Bosco di Scorace.
Ancora una volta, propongo col presente scritto, lo studio riguardante una Russulaceae, ossia Russula Fragilis (Pers. : Fr.) Fries, per altro specie comunemente rintracciabile in ambito mediterraneo, e non solo. 

Pur nei limiti della sua facile reperibilità, si tratta tuttavia di una bella, quanto interessante specie, che esprime, per altro, peculiarità tali (le vedremo in seguito) da caratterizzarla assai bene, consentendone un abbastanza agevole riconoscimento sul campo: cosa niente affatto trascurabile viste le oggettive difficoltà di identificazione generalmente insite in “materia“ di Russule.
Russula Fragilis (Pers. : Fr.) Fries, è inclusa nel Modello Sistematico elaborato da Sarnari, nel Sottogenere Russula, Sezione Russula, Sottosezione Russula, Serie Atropurpurea, Stirpe Atropurpurea.
E’ questo, un taxon specifico dalla diversificata ecologia, con un potenziale micorrizogeno in grado di rivolgersi con eguale efficacia sia alle latifoglie che alle conifere.
La sua diffusione è ricompresa in un amplissimo spettro di areali che abbracciano le foreste mitteleuropee, fino ad estendersi alle espressioni silvane correlate strettamente al piano mediterraneo. 
Il gradimento edafico di questa entità, è indirizzato verso i suoli a struttura siliceo-sabbiosa, significativo particolare che ne denota la propensione acidofila (cfr. Mauro Sarnari -Monografia illustrata del Genere Russula in Europa Tomo 1°; Russula fragilis, paragrafo habitat).
All’interno del complesso forestale di Scorace, nella zona ove ricade il bosco mediterraneo, la si può individuare un po’ ovunque, in special modo sia lungo i sentieri che al disotto della copertura arborea, al seguito di Quercus suber, laddove essa si presenti consorziata ad una rada frazione arbustiva, oppure in intorni ove tale essenza sia frammista a Pinus halepensis (pino d‘Aleppo).
Le fattezze morfo-cromatiche di Russula fragilis, si estrinsecano in sporofori dalle piccole o medie dimensioni, nella fattispecie dai 3-4 ai 7 cm fino ai 10-12 cm del diametro pileico (queste ultime misure non sono affatto rare per molte delle fruttificazioni inerenti alle fragilis Busetane), sodi in gioventù ma assolutamente fragili a maturità (inde nomen).
Il cappello, in genere piano depresso, ha margine sottilissimo, talvolta brevemente scanalato in vecchiaia.
Il rivestimento del cappello, è costituito da una cuticola liscia, ordinariamente di aspetto lubrificato, brillante, quasi untuoso, ma col secco asciutto e anche finemente zigrinato all’orlo.
Notevole la policromia della copertura pileica esprimibile dalla specie in esame: in genere presenta toni rosa, rosso porpora, lilla, viola, irregolarmente sfumati di verdastro, ma anche verde variegato di viola, con porzione discale verdognola o di tono più scuro e saturo del resto della cuticola (ad esempio lilla chiaro all’orlo e violaceo brunastro al centro), oppure crema isabella.
In ragione del fluttuante cromatismo cuticolare, manifestato dall’ambito fragilis, sono state poste in essere diverse forme, che dovrebbero articolarsi sulle basi di precise cromie, di cui si dà nota a riguardo delle forme più conosciute: 
griseoviolacea (Britz), dalla cuticola rossastro vinosa, con disco rossatro lilacino e grigio violaceo o bruno lilacino scuro; 
fallax (Cooke) Massee dalla cuticola rosata con il centro del cappello bruno scuro o verde oliva; 
fumosa (Gillet) dal cappello color grigio con zona centrale più scura; 
viridilutea Bon dal cappello verdastro senza tinte rosse; 
nivea (Peers.) Cooke completamente bianca (fenotipo albino);
var. gilva Einhellinger evidentemente espressione fenotipica xanthoide di R. fragilis, che si distingue per la cuticola interamente gialla.
In concreto, comunque, si tratta di entità difficilmente perimetrabili, proprio a causa della mancanza quasi assoluta di cromatismi stabili, che come deleteria conseguenza conduce soventemente ad una continua convergenza di ciascuna forma nelle altre. Ciò finisce col rendere spesso inestricabile il groviglio identificativo inerente alle forme suddette. 
Il comparto imenoforale, presenta lamelle di consistenza assai fragile, di colore biancastro con filo eroso o crenulato (carattere oggettivamente distintivo, ma non in assoluto, essendo talora del tutto assente, presentandosi il taglio esclusivamente dritto).
La struttura stipitale è di norma slanciata, cilindrica o clavata, spesso svasata in alto, soda dapprincipio, infine cedevole e francamente fragile, di colore bianco con riflessi satinati.
Una piccola parentesi: personalmente, ho avuto modo di notare, in questo elemento strutturale, un particolarità che, se sommata ad altri caratteri, può contribuire alla distinzione della specie direttamente sul posto.
Mi sono infatti accorto, che l’aspetto esteriore del gambo diRussula fragilis, in special modo se lo sporoforo è ben idratato, richiama (fatta salva naturalmente la consistenza) quello delle candele steariche (le vecchie stearine cilindriche utilizzate, fino a qualche tempo fa, come fonte luminosa, quando saltava la corrente elettrica), per cui mi permetto di trascrivere questo dato a corredo del presente contributo, certo della sua utilità all‘uopo.
La citazione del dato anzidetto, espressamente in questa sede, è operata a beneficio degli appassionati che frequentano l’anzidetta area forestale di Scorace. 
I quali, ove siano interessati, possono giovarsi del suddetto particolare (in aggiunta agli altri) per operare una più celere discriminazione tra il taxon in argomento e il complesso delle specie afferenti al Genere Russula ivi presenti. 
Che, per altro, in loco non conta specie morfo-cromaticamente simili a quella in oggetto, ed in particolare, con un gambo dall’aspetto corrispondente. 
I caratteri organolettici, sono così indicativi da riuscire a dir poco fondamentali nel riconoscimento di Russula fragilis. A cominciare dall’odore, gradevolissimo, definito in letteratura come di “bonbon inglesi” o di acetato di amile (che esala effluvi fruttati). 
Riferimenti alquanto strani ma, in ultima analisi, riconducibili più semplicemente alla fragranza emanata dalla farina di cocco.
Il sapore è piccantissimo (bruciante) in ogni parte dello sporoforo, già dopo i primi secondi di masticazione del reperto.
Completa il quadro la sporata biancastra, Ib del Codice Romagnesi. 
Infine, le reazioni macrochimiche risultano: pressochè nullo il test alla tintura di guaiaco e rosa pallido quello al solfato ferroso (FeSO4) 
Russula fragilis, sul campo, almeno a Scorace, ove si sottolinea, come già asserito, sono assenti sosia di tale specie, è riconoscibile senza drammatiche difficoltà, ovviamente tenendo ben presenti i connotati somatico-organolettici appena illustrati, che ripropongo attraverso un semplice compendio, marcando in rosso quei dettagli cui prestare la massima attenzione e che risultano dirimenti per una sua immediata individuazione:a) dimensioni piccole o medie;b) cappello piano-depresso, con margine sottile brevemente striato solo a maturità;c) cuticola liscia, normalmente di aspetto brillante-lubrificato;d) colore della cuticola variabilissimo dal viola al grigio verde, passando dal lilla al rosa, spesso marezzata di sfumature verdastre o violacee, con disco più scuro oppure crema isabella;e) lamelle bianche con filo eroso o seghettato (ma non sempre);f) gambo bianco, dall’aspetto di candela stearica;g) carne fragilissima in tutti gli elementi strutturali (gli sporofori maturi se manipolati senza prestare attenzione, si sbriciolano letteralmente fra le dita);h) odore di farina di cocco;i) sapore piccantissimo da subito;l) sporata biancastra.Per quanto riguarda l’aspetto fenologico, Russula fragilis è specie a fruttificazione tardo autunnale e invernale (fra gli ultimi funghi che si possono osservare in tardissima stagione nella sughereta), a seguito di buone precipitazioni piovose.
L’osservazione microscopica mostra una epicutis costituita da peli di spessore assai modesto con articolo terminale ad apice arrotondato, a cui si mescolano numerosi dermatocistidi plurisettati di buon spessore (mediamente dai 6-7 fino agli 11-12 micron) con articolo terminale generalmente clavato, ben reattivi alla solfobenzoaldeide (SBA). 
Le spore, per lo più subglobose, sono dotate di ornamentazione positiva al Melzer, formata da verruche riunite in creste o collegate da sottili connessivi, i quali si uniscono in un reticolo a maglie chiuse, con tacca sopra-ilare granulosa e non ben amiloide.
Come già detto in precedenza, Scorace manca di sosia veri che possano ingenerare scambi di determinazione con Russula fragilis. Tuttavia in ambiti diversi eventuali errori di riconoscimento possono derivare dalla confusione con specie dall’habitus similare, più segnatamente:
Russula atrorubens Quelet;
Russula atropurpurea (Krombholz) Britzelmayr;
Russula pelargonia Niolle;
Russula poikilochroa Sarnari.Russula atrorubens (siamo sempre in presenza di una rappresentante del Subgenere Russula Sez. Russula, Subsezione Russula, Serie Atropurpurea, Stirpe Atropurpurea) frequenta le foreste di conifere montane associate all’arco alpino, fino all’Europa settentrionale. Si tratta di una specie “gemella” di quella in esame, della quale riproduce perfino l’odore (bonbon inglesi) ed il sapore piccante, se ne distingue però per la reazione alla tintura di guaiaco (rapida in atrorubens, nulla in fragilis) e per la microscopia che denota per questo taxon misure sporali sensibilmente più ridotte (5-6 micron circa) rispetto a quelle ravvisabili in R. fragilis (6-8 micron circa).Russula atropurpurea, (entità anche questa ascritta alla Serie Atropurpurea Stirpe Atropurpurea come le precedenti) anch’essa rilevabile in habitat mediterranei, consoni anche a R. fragilis, si differisce da quest’ultima per le dimensioni mediamente più grandi, la carne più soda, le lamelle con il filo costantemente dritto, per l’odore debole e fruttato, per il sapore modestamente piccante, la positività alla tintura di guaiaco e per la sporata francamente bianca (Ia del Codice Romagnesi).
Russula poikilochroa, (identica collocazione Sistematica dei taxa specifici appena citati) è sua volta specie oltre che mediterranea anche continentale (Fascia prealpina) ed è distinguibile da R. fragilis eminentemente per il sapore dolce (pochissimo piccante solo nelle lamelle, ma non in modo persistente), l’odore leggermente fruttato, il filo lamellare stabilmente unito, la reazione positiva alla tintura di guaiaco. Russula pelargonia (Subgenere Russula Sez. Russula, Subsezione Violaceinae), localmente presente nelle leccete di Inici, differisce, malgrado l’aspetto generale sia accostabile a R. fragilis, per la cuticola del cappello, non sempre umida e brillante, ma sovente opaca, anche quasi vellutata, le lamelle con il filo dritto, gambo sensibilmente ingrigente in presenza di buona umidità, il sapore non così piccante e per l’odore, di pelargonio (ossia quello delle foglie di geranio coltivato, se stropicciate) nel giovane e di sardine salate (per altro gradevole) negli sporofori molto maturi.Russula fragilis è assolutamente da scartare per il consumo in cucina per via del sapore estremamente piccante, quindi è specie tassativamente non commestibile


Testo e foto di apertura di Nino Mannina
Gruppo Micologico Tonino Pocorobba

Un grazie di cuore all’amico Nino Giacalone per avermi gentilmente messo a disposizione altre foto inerenti la Russula fragilis , allegate al presente articolo, nelle quali (la prima immagine in particolare) è ben evidenziato l’imenoforo con il particolare delle lamelle crenulate e per aver curato l’inserimento nel sito del Gruppo dei miei contributi, lavoro questo, che svolge con grande perizia.POSIZIONE TASSONOMICA
Inquadramento tassonomico generale del taxon (Hawksworth et alt. 95)
Regno: Fungi Divisione: Basidiomycota 
Classe: Basidiomycetes
Sottoclasse: Holobasidiomycetidae
Ordine: Russulales
Famiglia: Russulaceae
Genere: Russula
specie: fragilisPer il presente contributo si è scelto l’inquadramento del taxon nel Genere di appartenenza, contenuto nel modello sistematico proposto da Mauro Sarnari in “Monografia Illustrata del Genere Russula - Tomo Primo”.Genere: Russula
Sottogenere: Russula
Sezione: Russula
Sottosezione: Russula
Serie: Atropurpurea
Stirpe: Atropurpurea
specie: fragilis


DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Caratteri morfo-cromaticiCappello: da cm. 2.00-3.00 a cm. 5.00-6.00 (fino a 10.00/12.00 cm. misure queste abbastanza frequenti per Scorace), dapprima sodo, infine fragilissimo, friabile (si sbriciola fra le mani con estrema facilità), di discreto spessore, sottile in prossimità dell’orlo del cappello. A figura più o meno circolare con superficie generalmente regolare, ma talvolta anche irregolare o appena montuosa; dapprima emisferico ad apice schiacciato, poi convesso, quindi piano convesso, piano depresso a rivoluzione pileica ultimata, ma tuttavia con avvallamento discale poco profondo; orlo inflesso nel giovane, via via più disteso, infine più o meno spianato, da regolare a sinuato-lobato con margine ottuso, sottilissimo, unito, ma appena striato in vecchiaia; cuticola asportabile per circa un terzo o metà del raggio pileico; liscia, brillante di aspetto lubrificato quasi untuosa a tempo umido, asciutta e finemente zigrinata al margine per tempo secco; cromaticamente assai variabile, in genere rosa rossastro o anche viola, lilla chiaro, spesso variegata di verdastro, verdognola o grigia spesso con disco dai toni più saturi del resto della cuticola, ma anche crema isabella.Imenoforo: insieme imenoforale di colore bianco o biancastro, con lamelle uguali o al più inframezzate da qualche lamellula, da serrate a mediamente fitte, dritte; alte circa cm. 0.5-0.7 a seconda della dimensione pileica; ottuse indietro e arrotondato-annesse nella connessione al gambo dove si nota qualche forcatura, collegate da evidenti setti di anastomosi; filo irregolare da eroso a francamente crenulato (seghettato), tuttavia in diversi casi unito; alquanto fragili in tutti gli stadi di crescita.Stipite: di norma slanciato delle dimensioni di cm 5.0-7.0 x cm. 1.0/1.22 (ma anche fino a oltre i cm 2.5). Dritto o appena incurvato alla base, di forma più o meno cilindrica, ma anche clavato, frequentemente svasato in alto; superficie rugosetto-striata, pruinosa in alto, interamente bianca con riflessi satinati, tendente ad ingiallire in vecchiaia; dapprima sodo, poi elastico, infine fragile (peculiarità degna di nota, l’aspetto di candele stearica del gambo stesso, ancor meglio definita se in condizioni di sufficiente idratazione) Carne: dapprincipio abbastanza soda, elastica poi fragilissima, friabile, in tutti gli elementi strutturali; di scarso spessore nel cappello; nel gambo dapprima compatta, poi via via sempre più grumosa fino al suo dissolvimento, che determina il completo svuotamento del gambo stesso, leggermente imbrunente per grumi a maturità.Sporata
Secondo il codice Romagnesi : 1b (biancastra)Caratteri organolettici
Odore: molto gradevole di bonbon inglesi, o di acetato di amile (odore fruttato), fragranze tuttavia riconducibili al sentore netto di farina di cocco.
Sapore: immediatamente piccantissimo, in tutti gli elementi strutturali.Reazioni macrochimiche
Tintura di guaiaco: pressoché nulla;
Solfato ferroso: rosa chiaro.Analisi microscopica
Cuticola: epicutis formata da peli esili con articoli terminali più o meno sinuati o cilindracei ad apice ottuso dello spessore mediamente di 2-4 micron, con articoli di sostegno della medesima forma e calibro, o anche bifidi, il tutto misto a numerosi dermatocistidi plurisettati ad apice arrotondato o clavato ed anche papillato reagenti alla SBA; sono presenti laticeferi negli strati profondi della cuticola dello spessore di circa 6-8 micron; il pigmento è di tipo vacuolare.
Imenio: basidi non caratteristici, clavati, tetrasporici, delle dimensioni medie di mm 35-50 x 12-15.5 micron; cistidi fusiformi o appendicolati dello spessore variabile dagli 8 ai 18 (e anche oltre) micron, a contenuto citoplasmatico reagente alla SBA.
Spore: abbastanza grandi più o meno subglobose mediamente delle dimensioni di circa 7/10 x 6.5/9 micron, con placca soprailare non ben amiloide e granulosa con ornamentazione episporiale ben reattiva al Melzer, costituita da verruche ad apice più o meno arrotondato, unite in creste o sottili connessivi confluenti in un reticolo completo con molte maglie chiuse.


DIDASCALIE DELLA TAVOLA RELATIVA ALLA MICROSCOPIA
I disegni degli elementi micromorfologici sono stati eseguiti in scala: 1:1 (1cm =1micron) gli elementi pileici e imenoforali; 2:1 (2cm=1micron) le spore.
A) Varie tipologie di dermatocistidi;
B) Particolare dell’epicutis (dermatocistidi misti a peli epicuticolari) 
C) Particolare con tipologie degli articoli terminali dei peli epicuticolari (delle tre raffigurazioni in quella centrale è evidenziato il pigmento vacuolare);
D) Particolare di basidi, basidioli e cistidi;
E) Spore.


BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
TestiR. Galli 1996
Le Russule -Atlante pratico monografico per la determinazione delle RussuleM. Sarnari 1998
Monografia illustrata del genere Russula in Europa, tomo I° - AMB Fondazine Centro Studi Micologici –H. Romagnesi 1996
Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord (ristampa) - A.R.G. Gantner Verlagk - Vaduz -Bollettini e RivisteB.M.A.B.: Contributi vari 
B.G.M.B.: Contributi vari
I Funghi dove...quando: contributi vari



IMMAGINI DI RUSSULA FRAGILIS