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Gruppo Micologico  "T. Pocorobba"

UN CARATTERE MACROSCOPICO FONDAMENTALE PER LO STUDIO DEI FUNGHI SUPERIORI:

PARTE SECONDA: L’imenoforo negli Ascomiceti 


1. Tipologie delle strutture ascogene e distribuzione dell’imenio 

a. Generalità
Come per i Basidiomiceti (Divisione Basidyomicota), anche in questa sezione, che ha per argomento l’imenoforo negliAscomiceti (Divisione Ascomycota), il nostro riferimento è indirizzato ai così detti funghi superiori. Provvisti quindi di sporofori dalle dimensioni tangibilmente evidenti.
Nello specifico, i carposomi prodotti dagli Ascomiceti, si definiscono ascomi o ascocarpi. Tale Ordine Sistematico, segnatamente, ribadisco, rispetto ai funghi superiori, conta un modesto numero di tipologie sporoforali di riferimento. Tuttavia, in seno ad ogni determinato modello morfologico di ascoma, le difformità possono anche essere importanti.
Le variabili coinvolte, investono le dimensioni, le ornamentazioni, la consistenza, i cromatismi, l’aspetto della superficie fertile, la presenza o meno di peduncoli basali e veri stipiti. Tutti elementi che comunque, servono egregiamente, ad operare le opportune discriminazioni, tra Generi affini. 
Negli Ascomiceti, a seconda della tipizzazione degli sporofori, l’imenio può essere localizzato in un:

apotecio: nella sua parte concava;

peritecio: dentro una cavità comunicante con l’esterno tramite un orifizio;

cleistotecio: racchiuso al suo interno.

Tacerò dello pseudotecio o ascostroma, dato che i miceti dotati di tali espressioni fruttifere, esulano da questa trattazione. A dire il vero, simile discorso potrebbe essere valido anche per quei Generi, nei quali le specie ivi incluse, differenziano periteci. Tuttavia alcuni di essi, sviluppano strutture ascogene macroscopiche e di facile reperibilità, rintracciabili pure nelle nostre zone, per cui ritengo sia corretto, quanto meno, illustrare proprio queste.
Analizziamo da vicino adesso, le tipologie sporoforali, di cui ho fatto cenno pocanzi, mettendone a nudo le diversità e ponendo l’accento proprio sulla dislocazione dell’imenio in ciascuna di esse.

TAVOLA GRAFICA 1


ASCOMICETI: Tipologie generali di ascomi o ascocarpi

Figura 1a. Apotecio semplice: l’ascoma o ascocarpo è a forma di coppa (qui Humaria aemispherica). L’Imenio è liscio e si trova situato nella parte concava dello sporoforo.

Figura 1b. Apotecio composto o fruttificazione complessiva: l’ascoma o ascocarpo, è costituito da una aggregazione di apoteci contigui, tale da formare una struttura particolare detta mitra. La mitra è sorretta da un gambo. Nel disegno è raffigurata una Morchella sp., come anzidetto, ciascun alveolo, presente nella mitra, costituisce un piccolo apotecio a sé stante, sulla superficie concava del quale, si trova l’imenio. 

Figura 2. Peritecio: ascoma o ascocarpo nel quale l’imenio si trova all’interno di una massa ifale compatta (stroma) e comunica con l’esterno attraverso un orifizio chiamato ostiolo. Può essere singolo, o aggregarsi in colonie, dando vita ad una fruttificazione complessiva, come nel caso diXylaria hypoxilon, qui ritratta.

Figura 3 Cleistotecio: ascoma o ascocarpo completamente chiuso (come nei Gasteromiceti già spiegati). L’imenio si trova alloggiato al suo interno.


b. Apotecio 
Cominciamo dal cosiddetto apotecio, il quale può presentare due differenti morfologie, come da TAV. GRAF. 1:
- apotecio semplice (Fig. 1a);
- apotecio composto o fruttificazione complessiva (Fig.1b). 

(1) Apotecio Semplice (TAV. 1 - Fig. 1a)
L’ascoma a completa maturità, si configura come una coppa (il termine corretto è ascoma cupolato), sessile (cioè priva di gambo o stipite) oppure più o meno peduncolata (cioè munita di un peduncolo stipitale che può essere appena accennato, e talvolta anche abbastanza allungato). L’imenio è amfigeno o liscio che dir si voglia, è esposto all’ambiente esterno, ed è distribuito sulla faccia interna dell’ascocarpo. In altri termini, sulla superficie concava, o comunque interiore, della coppa. La parete dell’apotecio cupolato stessa, può essere regolare, o resa irregolare, da pieghe rade o più o meno appressate e profonde.
Ascomiceti che differenziano simili corposomi, appartengono al Genere Peziza (P. cerea. P. repanda. Entrambe non commestibili). Al Genere Sarcoschypha (S. coccinea, dall’ascocarpo di un bellissimo rosso vivo, non commestibile. Presente a Scorace). Al Genere Sarcosphaera (S. crassa, tossica), dall’ascocarpo semi ipogeo e sub globoso in gioventù. Quindi erompente in superficie, durante la maturazione, con ascoma che si lacera in lacinie (a stella). Molto frequente, in inverno avanzato, nelle pinete mediterranee, anche in contesti riforestati locali.
Altro gruppo di Ascomiceti che esibisce apoteci sessili o al più muniti di un corto peduncolo, è il Genere Otidea. Però gli ascomi, anziché essere a coppa regolare, hanno la parete che si avvolge su se stessa come una sorta di spirale, fessurata su di un lato (O. bufonia, infestante a Scorace, non commestibile), oppure possiedono una conformazione a orecchio di coniglio o d’asino, come nel caso di Otidea onotica (non commestibile). 

(2) Apotecio composto o fruttificazione complessiva (TAV. 1 Fig. 1b) 
Si tratta sempre di un ascoma, dove la parte fertile, è costituita da un aggregazione multipla di apoteci. Questi, risultano legati gli uni agli altri, e resi solidali da strati di ife sterili. Nel loro insieme danno luogo ad un elemento strutturale, il quale costituisce una fruttificazione complessiva. Essa, nella sua interezza, viene dettamitra (o mitria) o pseudopileo. La mitra stessa è sorretta da uno stipite pronunciato, talvolta anche notevolmente robusto, che la sorregge. In ultima analisi, la mitra non è quindi, che una colonia di diversi apoteci . 
Ciascun apotecio, di cui è costituita la mitra, è dotato di un imenoforo liscio, alloggiato sulla superficie concava del singolo apotecio stesso, e si trova a contatto diretto con l’aria. La mitra, varia nelle configurazione generale, caratterizzando a seconda della morfologia peculiare, il gruppo sistematico a cui appartiene.
Così, il Genere Morchella, espone ascomi, caratterizzati da una mitra, di dimensioni notevoli (rispetto al gambo) che può essere conica, ovale o grossolanamente sferica. Ma sempre e comunque percorsa da costolature sia longitudinali che orizzontali, regolari o meno, le quali incrociandosi, formano alveoli molto profondi, perfino labirintiformi. Questi, conferiscono alla superficiepseudopileica, l’aspetto a “spugna di mare” (per cui sono chiamate anche spugnole) o a favo d’alveare. Come già cennato, ogni cavità alveolare, presente nella mitra, costituisce un singolo apotecio. L’imenio è posizionato nella parte concava di ciascun alveolo.
Nel Genere Morchella, lo stipite è completamente cavo, così come l’interno della mitria. L’orlo superiore del gambo, è contiguo al margine inferiore di quest’ultima, per cui, i due elementi, si trovano in continuità strutturale. In altri termini, la mitra è contigua allo stipite. (v.ds nota complementare 2)
Illustro qualche specie appartenente a questo Genere, fra l’altro tutte commestibili, dopo bollitura (Morchella elataM. conicaM. deliciosa ecc.). 
Gruppi affini sono i Generi MitrophoraVerpa Gyromitra, i quali detengono mitre simili alle Morchelle. 
Nel Genere Mytrophora, gli ascomi, sono cavi a loro volta, in modo analogo ai taxa anzidetti. L’imenio è distribuito sulla superficie esterna della mitra, la quale ha forma sub-conica e possiede dimensioni più contenute, rispetto a quelle esibite dalle specie appartenenti al Genere precedente. Questa, presenta degli alveoli superficiali, quindi non così netti e profondi, come quelli estrinsecati dalle morchelle. Prevalendo delle costolature longitudinali, che si biforcano. A differenza di queste però, nelle Mytrophora, lo stipite, anziché fermarsi al margine infero della mitra, si insinua invece profondamente al suo interno. Superando un incavo, detto vallecola, per innestarsi grosso modo all’altezza della metà superiore della mitra stessa, che è perciò semilibera al gambo. Le Mytrophora sono commestibili, solo dopo opportuna bollitura. Cito quale esempio: Mytrophora hybrida, specie appartenente a questo Genere.

Il Genere Verpa, ripete gli aspetti morfologici generali dei precedenti, con ascocarpi cavi. Tuttavia, lo stipite, in tali ascomi, appare più allungato e slanciato, che non in quelli. L’imenio è spalmato sulla superficie esterna dello pseudopileo. Il quale generalmente è digitaliforme (ossia a ditale per cucito), campanulato o subconico arrotondato. L’andamento della superficie mitrale varia, apparendo subliscia o corrugata (in Verpa digitaliformis), altrimenti costolato-sinuato o cerebriforme (in Verpa bohemica), con alveoli scarsi e non ben delimitati. Nelle Verpa, la struttura stipitale, si inoltra per tutta l’altezza della parte interna della mitria, che è perciò completamente cava, incastrandosi al suo apice distale. Per cui può definirsi libera al gambo. Le Verpa sono commestibili, previa bollitura. Al riguardo dell’inserzione fra gambo e mitria, rilevabile sezionando longitudinalmente gli ascomi espressi da questi Generi, si consulti la TAVOLA GRAFICA 2 qui appresso riportata, e la nota complementare 2

TAVOLA GRAFICA 2











Distinzione fra le diverse inclusioni del gambo nella mitra relative ai Generi Morchella, Mytrophora e Verpa.

Genere Morchella (Fig. 1)
Continuità del gambo con la mitra, vista in sezione longitudinale (la carne è evidenziata dallo spessore in nero), osservabile in qualche specie di Morchella .
1a)Presenza di un solco poco profondo fra gambo e mitra (vallecola), presente in qualche specie di Morchella, vista in sezione longitudinale (la carne è evidenziata dallo spessore in nero).

Genere Mytrophora (Fig. 2)
Gambo che si inserisce all’interno della mitra, per circa metà della sua altezza, con vallecola profonda, vista in sezione longitudinale (la carne è evidenziata dallo spessore in nero).

Genere Verpa (Fig. 3)
Gambo che si innesta direttamente nella parte apicale (o distale) della mitra (completamente cava), vista in sezione longitudinale (la carne è evidenziata dallo spessore in nero).


Altro gruppo affine alle Morchella s.l. (in senso lato), è il GenereGyromitra, caratterizzato da ascomi stipitati, dalle dimensioni anche ragguardevoli. La mitra è di notevole mole. Ha una forma più o meno ellissoidale, percorsa ovunque da ondulazioni, talvolta ripiegate su se stesse, miste a pliche più basse. Il tutto ad andamento sinuato-circonvoluto, tale da conferirle, l’aspetto di una massa cerebriforme. L’imenio, è collocato sulla superficie mitrale esterna. Internamente l’ascoma è cavo-lacunoso. Tipiche del gruppo sono, Gyromitra gigas e G. esculenta. Le specie appartenenti a questo Genere sono assolutamente tossiche.
Altro gruppo di Ascomiceti, nel quale compaiono specie dagli ascomi che, in taluni casi ricordano, le morchelle, è il GenereHelvella. Gli ascocarpi che ad esso afferiscono, hanno due differenti morfologie. La principale si presenta, con uno stipite distinto, dalla superficie liscia, oppure costolato-lacunosa. La mitra è selliforme, bilobata o trilobata (ovvero formata da due o tre lobi distinti. Siamo anche qui davanti ad una fruttificazione complessiva. Infatti ogni lobo della mitra, rappresenta un singolo apotecio). La superficie esterna di questa, può essere, a seconda della specie, sub liscia oppure grinzoso-gibbosa. L’imenio liscio, è disposto sulla superficie esteriore dello pseudopileo. Suggerisco alcuni esempi, citando la famosissima Helvella crispa (non commestibile), molto presente nei nostri boschi. L’Helvella lacunosa (non commestibile) del pari presente nelle nostre zone, sotto latifoglia. L’altra versione sporoforale espressa dalle Helvella, è costituita da un apotecio cupolato-stipitato (carposoma munito di gambo sormontato da uno pseudopileo a coppa) in cui il sostegno stipitale appunto, è costolato longitudinalmente (le suddette costolature possono proseguire verso l’alto, talvolta biforcandosi, per tutta l’altezza dell’elemento strutturale che sormonta il gambo, abbracciandone la superficie esterna). Come inHelvella acetabulum (ex Paxina acetabula. Non commestibile). Che è possibile incontrare nei nostri boschi a fine inverno, lungo i sentieri. In siffatti sporofori, l’imenio è collocato nella parte concava della coppa stessa.

c. Peritecio (come nella TAV. GR. 1 in Fig. 2) 
Altro tipo di ascoma, è il cosiddetto peritecio. Questa architettura sporoforale, polimorfa (mutevole a seconda della specie che la differenzia), può assumere l’aspetto di un’ampolla, di una sfera più o meno regolare, di una clava ecc.. Il peritecio ha dimensioni minuscole e può crescere isolato. Oppure un singolo “edificio” di ife, può ospitarne un ammasso, anche abbastanza consistente, dando vita ad una struttura ascogena di dimensioni apprezzabili. E’ questo, un ulteriore caso di fruttificazione complessiva. Stavolta, avendo per protagonisti, una colonia di periteci, anziché di apoteci.
In generale, il singolo peritecio, è composto da un astuccio, le cui forme sono state riassunte prima. 
Esso presenta una parete che lo delimita, la quale ha consistenza più o meno rigida, detta stroma
Tale sorta di fodero protettivo, al proprio interno è cavo. Quivi, sono ubicati gli aschi insieme alle parafisi (elementi sterili). Il peritecio è quasi del tutto chiuso, e comunica con l’ambiente circostante, solo attraverso un orifizio, chiamato ostiolo. È’ tramite l’ostiolo, che le spore potranno essere disperse. Nel caso, già detto, in cui più periteci, diano luogo ad una compagine estesa, tale da configurare una struttura di dimensioni apprezzabili ad occhio nudo, per stroma si intende l’elemento, che supporta l’intera colonia ascogena. 
La presenza dei periteci, sulla superficie dell’elemento portante, è rivelata dalla presenza di minuscoli pori, (ostioli). Oppure sulla sua superficie, sarà evidente una granulosità più o meno marcata, ove ogni rigonfiamento esteriore, sottenderà la presenza di ciascun peritecio. Il quale a sua volta, recherà comunque l’ostiolo distale, attraverso il quale verranno disperse le spore. Ascomi tipici, formati da colonie di periteci, sono espressi da Daldinia concentrica Xylaria hypoxylon, entrambe facilmente rinvenibili nelle nostre zone. Per maggiori dettagli si consulti la Tavola Grafica 3 e la nota complementare 3.

TAVOLA GRAFICA 3













Raffigurazione del peritecio singolo e di due diverse strutture che ospitano fruttificazioni complessive o colonie di periteci

Peritecio singolo
In alto a sinistra nella TAV. GR. 3, rappresentazione schematica della sezione longitudinale di un peritecio. Si notino lo stroma (ovvero la compagine ifale che ne costituisce l’involucro), evidenziato dalla linea nera spessa. In verde, la parte interna e cava del peritecio, delimitata dallo stroma, in cui trova ricetto l’imenio. Si distinguono gli aschi colorati in rosso, che contengono le spore (in nero). Misti agli aschi sono raffigurate le parafisi (elementi sterili, qui rappresentati da filamenti neri interposti agli aschi). Sulla superficie interna del collo, formato dal restringimento in alto del peritecio, culminante con l’ostiolo (orifizio attraverso il quale vengono disperse le spore), si notano le perifisi (peli, che hanno la funzione di impedire l’ingresso di corpi estranei dentro il peritecio, ma che non impediscono la fuoriuscita delle spore). Per espellere le spore, gli aschi si allungano uno ad uno, per poi ritrarsi.

Esempi di fruttificazioni complessive o colonie di periteci

- Hylaria hypoxylon

a1) Struttura ifale conidiogena (produttrice di spore asessuate chiamate conidi o conidiospore) di Xylaria hypoxylon. Tipica della fase anamorfica di questa specie.

a2) Struttura ifale ascogena (ospitante una colonia di periteci) di Xylaria hypoxylon. Produttrice di aschi e quindi di ascospore (spore sessuate). Tipica della fase telomorfica di questa specie.

a3)Schema di una sezione longitudinale relativa ad una porzione della struttura ascogena di Xylaria hypoxylon (tratteggiata per intero nella figura a2). Lo spessore in nero raffigura le pareti dello stroma in cui sono immersi i periteci (cavità colorate in rosso). All’interno di ciascun peritecio sono custoditi gli aschi (rappresentati da filamenti neri).

- Daldinia concentrica

b1) Struttura ifale ascogena (produttrice di spore sessuate)di Daldinia concentrica.

b2) Sezione trasversale della struttura ascogena di Daldinia concentrica. 
Si notino all’interno della sezione, gli strati concentrici alternativamente grigi e neri, da cui deriva l’epiteto specifico del taxon).

b3) Schema di una sezione trasversale relativa ad una porzione della struttura ascogena di Daldinia concentrica. Lo spessore in nero raffigura lo strato esterno dello stroma in cui sono immersi i periteci (cavità colorate in verde). All’interno di ciascun peritecio sono custoditi gli aschi (rappresentati da filamenti neri).

- Schema del ciclo riproduttivo in Xylaria hypoxylon

c1) Struttura conidiogena, o conidioma (olomorfo), meglio tratteggiata nella figura a1

c2) Sulla ramificazione a destra, si osservino in grigio le ife conidiofore, le quali differenziano conidiospore o conidi (nel disegno colorate in blu), che sono asessuate, cioè prive di sessualità. Queste verranno disperse nell’ambiente circostante.

c3) La conidiospora o conidio (colorata in blu), emette quindi un filamento ifale (colorato in grigio), che da luogo al micelio primario (asessuato), dal quale di originerà una struttura ascogena.

c4) Struttura ascogena colorata in nero(teleomorfo). Sul lato sinistro di quest’ultima, sono immersi i periteci (colorati in verde, nei quali schematicamente è disegnato un solo asco contenete ascospore -entrambi in nero-), questa volta sessuate, ovvero provviste di polarità sessuale opposta. Le ascospore, vengono a loro volta disperse nell’ambiente circostante.

c5) Ascospore sessuate emesse dall’asco
Quella di polarità sessuale maschile, è colorata inrosso. Quella di polarità sessuale femminile, inazzurro

c6) Ciascuna ascospora, una volta dispersa in ambiente, emetterà un filamento ifale, differenziando un micelio primario, mononucleato (ovvero ciascuna cellula ifale, conterrà un singolo nucleo, di polarità sessuale eguale a quello delle spora dal quale si è originato). Colorato in rossoil micelio primario di polarità sessuale maschile (+). Colorato in azzurro il micelio primario di polarità sessuale femminile (-). I due miceli primari, incontrandosi, si accoppieranno, originando un micelio secondario (colorato in verde chiaro), le cui cellule ifali, saranno stavolta binucleate, conterranno cioè sia un nucleo di polarità maschile, che uno di polarità femminile. Tale micelio, differenzierà ora, un’altra struttura conidiogena, dal quale si ripeterà il ciclo. Per maggiori dettagli si consulti la notacomplementare 3.

d. Cleistotecio (come nella TAV. GR. 1 in Fig. 4)
Si tratta della struttura ascogena, differenziata da alcune categorie di Ascomiceti i quali hanno sporofori a crescita semiipogea o del tutto ipogea. Ci troviamo di fronte a veri e propri corrispettivi di taluni gasteromiceti (Divisione Basidiomyccota), i quali a loro volta, hanno la peculiarità di differenziare basidiomi, che si sviluppano completamente interrati o appena affioranti dal suolo (abbiamo avuto modo di conoscerli nella prima parte di questa serie di contributi, già pubblicata su questo sito). Anche in questo caso infatti, l’imenoforo, è custodito all’interno del carposoma, che presenta una forma, grosso modo sub globosa regolare, irregolare o anche lobata. Questo particolare ascocarpo, è denominatocleistotecio. Insomma, è lo sporoforo che si riscontra nei tartufi (Genere Tuber) e nelle terfezie (Genere Terfezia). L’ascoma, è costituito da un tegumento protettivo che, come nei gasteromiceti, assume il nome di peridio. L’aspetto della superficie esterna, dell’involucro, può spaziare nei vari Generi, apparendo subliscia, gibbosa, bitorzoluta (ad esempio come in alcune specie del Genere Tuber e nel Genere Terfezia), oppure granulosa (GenereElaphomyces) o notevolmente verrucosa (con verruche piramidali più o meno acuminate ed in rilievo, come nel Tuber melanosporum o nel Tuber aestivum). Il peridio, può essere costituito da uno strato unico e sottile o doppio e quindi spesso (Genere Elaphomyces).

La polpa racchiusa dal peridio, si chiama gleba, esattamente come nei gasteromiceti. L’imenio (quindi la parte fertile dell’ascoma, ossia il complesso degli aschi ai quali si mescolano gli elementi sterili che li accompagnano, cioè le parafisi) è immerso nella stessa gleba, per cui non è esposto all’ambiente intorno. Le spore, vengono disperse previa lacerazione per deiscenza del peridio e quindi per marcescenza dell'ascocarpo, nello strato superficiale del sottosuolo circostante, oppure da animali che fungono da bio-vettori. I quali, attratti dall’odore penetrante emesso dall’ascoma maturo, scavando se ne nutriranno, allontanando poi le spore attraverso le loro deiezioni. La gleba può essere pulverulenta, ovvero dissolversi in una massa sporale, come nelle vesce (prerogativa del Genere Elaphomyces, il quale tra l’altro, esprime ascomi simili a basidiomiceti quali gli Scleroderma, visti nel precedente contributo). Quando si ha una gleba di questo tipo, contenuta in un peridio di notevole spessore, il cleistotecio prende il nome di pulverotecio

In altri Generi, la gleba, compatta, può essere attraversata, da vene sterili, assai spesse, di colore biancastro, consistentemente ripiegate e circonvolute. Qui l’imenio, si dispiega sulla superficie di tali pieghe, seguendone la linea (come in Choiromyces meandriformis, un ascomicete semiipogeo, tossico). Il termine che definisce il cleistotecio nel quale l’imenio, trova ricetto su tali consistenti ripiegamenti, è chiamato pticotecio.

In altri casi ancora, nella gleba, soda, compatta, si notano delle venature sottili (marezzature), sterili, di colore biancastro, che talvolta danno luogo a leggeri inspessimenti gangliformi. Sovente anastomizzate da connessioni sottilissime. Interposta a tali strutture sterili, è racchiusa una polpa (che si sviluppa da sottili vene fertili), più scura delle marezzature stesse. 
Questa è la parte, ove è incluso l’imenio. Gli aschi vi sono affondati in modo disordinato. Tale caratteristica gleba è posseduta ad esempio dai tartufi in senso stretto (Tuber magnatum, T. aestivum, T. melanosporum, T. borchii, ecc., tutti commestibili, più o meno pregiati). 
Il cleistotecio avvolto in un tegumento peridiale sottile e tuttavia tenace, che delimita una gleba come quella appena descritta, si chiama stereotecio

Qui si conclude la nostra escursione sulle varie tipologieimenoforali, pertinenti sia ai Basidiomiceti che agli Ascomiceti. Volta ad individuare la zona fertile delle strutture riproduttive. Quindi, dove ci si deve indirizzare per osservare, ed eventualmente raccogliere, le spore prodotte dalle diverse tipologie di sporofori, loro appartenenti. Il prossimo pezzo, chiuderà questa serie di articoli, e sarà dedicato al colore della sporata quale carattere identificativo importante nella procedura discriminatoria dei funghi superiori, con una disamina dei vari cromatismi sporali.




2. NOTE ALLA PARTE SECONDA

a. NOTA COMPLEMENTARE 1 
Gli apoteci a coppa, in alcune specie, possono a maturità, distendersi completamente, come nel Genere Bisporella. Caratterizzata da ascomi piccolissimi di colore giallo quasi fluorescente, a crescita gregaria, formata da numerosissimi ascocarpi, che si sviluppano strettamente appressati gli uni agli altri, su legno degradato di latifoglia (Bisporella citrina ad esempio).
Anche il Genere Discina, dagli ascomi di dimensioni nettamente più grandi, è dotata di apoteci che a maturità si spianano, presentando la parte fertile, dapprima liscia, infine abbondantemente percorsa, da rughe ben rilevate.
Nel Genere Ciboria l’apotecio cupoliforme è invece caratterizzato da un peduncolo stipitale molto allungato, un vero e proprio gambo anche se sottile. Come nel Genere Rutstroemia. Tutte specie di nessun interesse alimentare.

b. NOTA COMPLEMENTARE 2
Nel corso dello scritto, in relazione al Genere Mytrophora, ho parlato della vallecola. Descrivendola come una cavità netta, che si estende fino a circa metà altezza, dal lato della pagina interna della mitra, nella quale si inoltra lo stipite. Ebbene la vallecola, esiste anche nel Genere Morchella.
Tuttavia non è così profonda come nelle Mytrophora. Infatti, laddove sia presente, ha l’aspetto di un’incisione, una sorta di solco, sottile e basso, che percorre, per tutta la circonferenza, il margine inferiore della mitra di alcune specie di spugnole.

c. NOTA COMPLEMENTARE 3
Vale la pena spendere qualche parola su un particolarissimo Ascomicete, che ho citato nel precedente testo a proposito del peritecio, ovvero Xylaria hypoxylon. Questa specie è caratterizzata (e non è la sola, dato che negli Ascomiceti inferiori, come la sopracitata X. hypoxylon, tale fenomeno è assai diffuso) da un ciclo vitale distinto dall’alternanza di due sequenze sporogene. La prima, detta fase anamorfica, nella quale il fungo si riproduce per via asessuata tramite conidiospore (o conidi), differenziate da particolari ife dette appunto conidiofore. I conidi, sono spore asessuate, derivate da scissione mitotica (semplice suddivisione cellulare. Non riduzionale, come nella meiosi: divisione tipica dei gameti, nel caso appunto di riproduzione gamica). Successivamente alla fase anamorfica, il fungo passerà a quella successiva, detta teleomorfica, nella quale le conidiospore differenziano un micelio produttore di strutture ascogene, quindi in grado di riprodursi per via sessuata, tramite la differenziazione di aschi e quindi di ascospore. La fase teleomorfica, testé illustrata è chiamata anche forma perfetta ascogena. Il ciclo totale nel quale si alternano la fase asessuata o anamorfica alla fase sessuata o teleomorfica, si chiama nel complesso, olomorfo. Cosa avviene quindi nel caso di X. hypoxylon. Partiamo dalla struttura conidiogena, o conidioma, della forma imperfetta del fungo. Si trova nei boschi su residui legnosi in via di degrado. Ha dimensioni abbastanza contenute, attorno a due, tre centimetri di altezza, di consistenza dura, suberosa. La parte inferiore, più o meno cilindrica, ha la superficie nera, tomentosa, Continuando, verso l’alto, la colorazione assunta varia dal grigio via via sempre più chiaro, fino al bianco candido della parte apicale. Con una morfologia che assume aspetto filiforme-sinuato, o a clava, oppure schiacciata a palco di daino. In questo caso diramandosi in più bracci, a mo' di estensioni digitiformi, con una superficiepruinoso-farinosa. La suddetta pruinosità, è formata appunto da ife conidiofore e da conidiospore (o conidi). A compimento della riproduzione asessuata della specie e quindi nell’anamorfo, i conidi maturando, verranno dispersi e, daranno luogo ad un micelio primario asessuato, che produrrà un ascoma. Questo rappresenterà, la forma perfetta o ascogena del fungo. Esso crescerà nei pressi della struttura di partenza o addirittura sovrapposta a questa. Il teleomorfo, esprimerà un ascocarpo diverso, rispetto all’elemento conidiogeno, o conidioma, con una morfologia a clava, di norma senza ramificazioni e completamente di colore nero. Questa costituirà lo stroma, il quale ospiterà una colonia di molteplici periteci, ciascuno avente le dimensioni di circa un millimetro di larghezza. Ciascun peritecio, nel quale sono alloggiati gli aschi, differenzierà ascospore di sessualità opposta. Queste, disperdendosi nell’ambiente, produrranno i rispettivi miceli primari, di sessualità opposta anche questi. I quali accoppiandosi, genereranno un micelio secondario. Da qui si origineranno altri conidiomi o strutture munite di ife conidiofore, quindi gli elementi riproduttivi della forma imperfetta, chiudendo così il ciclo.

Daldinia concentrica, è un altro Ascomicete, che differenzia masse ascogene peculiari, assai caratteristiche. Sembrano infatti delle bolle scure, nerastre. Si possono talvolta notare sui rami secchi caduti (ma anche porzioni di tronco secche), pure di alberi da frutto (personalmente ne ho visto perfino su melograni –Punica granatum- ). Queste bolle nerastre hanno una consistenza tenace, e sono strutture che ospitano colonie di periteci. Essi, sono ubicati subito sotto lo strato corticale superficiale (il quale tutto sommato, è anche abbastanza fragile), sul quale si possono notare, osservando attentamente numerosi pori: sono gli ostioli, ovvero gli orifizi, attraverso i quali, gli aschi, contenuti in ciascun peritecio, possono espellere le spore. La Daldinia concentrica, è riconoscibile, sia per l’aspetto esteriore, che per la trama stromatica. Infatti sezionandone trasversalmente la struttura, si potrà osservare una serie di strati concentrici, alternativamente più chiari e più scuri (come in una cipolla). La particolarità appena menzionata, da il nome alla specie.

d. NOTA COMPLEMENTARE 4 E TAVOLA GRAFICA 4 








Quelle che ho illustrato, non sono le solo tipologie di sporofori prodotte dagli Ascomiceti, ne esistono altre. Per specificarle meglio, ne indicherò la specie, dandone anche la descrizione sommaria. 

Iniziamo dal Geoglossum cookeianum, ([Tavola grafica 4. Illustrazione D1). 
Stranissimo Ascomicete di dimensioni contenute (dai quattro ai sette centimetri di altezza). L’ascoma, di consistenza più o meno tenace, tuttavia flessibile, e dalla superficie liscia e opaca, ha un evidente gambo, cilindrico sottile, espanso verso l’alto a lingua, oppure a spatola, o a fuso talvolta centralmente solcato-depresso, più o meno profondamente. 
L’ascocarpo è integralmente di colore nero. L’imenio amfigeno, si trova alloggiato nella parte espansa dell’ascoma (il tutto ricorda un piccolo cobra, con la pelle del collo dilatata in segno di minaccia), ed è contatto diretto con l’habitat circostante. 

Del tutto simile è il Trichoglossum hirsutum (presente a Scorace), ma con espansione dell’ascoma di dimensioni più contenute, ed in genere a forma di foglia e posta più in alto sul gambo. La superficie è ricoperta da una minuta pubescenza, da cui il nome.
L’ascocarpo, rammenta nella forma, uno spermatozoo. Entrambe le specie sono inutilizzabili in cucina.

Veniamo ora al Genere Spathularia (Tav. gr.4. - illustrazione D2). Esso esprime ascomi, dalle caratteristiche particolari. Diciamo che somigliano alle specie testé menzionate. Citerò la Spathularia rufa, entità ben rappresentativa del gruppo. Siamo in presenza di un Ascomicete che frequenta le coniferete, saprotrofa come le entità precedenti. Di piccole dimensioni (fino a 10 cm di altezza), gli ascocarpi hanno consistenza elastica, ma fragile. L’ascoma è stipitato. Il gambo supporta una struttura allargata a ventaglio (imenoforo liscio o imenio amfigeno. E’ esposto all’aria ), con evidenti ondulazioni e ripiegamenti radiali, che dal bordo si inoltrano verso la parte superiore dello stipite stesso. Non commestibile.
Altra tipologia peculiare, concerne gli ascocarpi di Mitrula paludosa (Tav. gr. 4. - illustrazione D3).
Gli ascomi pertinenti a questa entità, hanno dimensioni ridotte, toccando soltanto i 6 cm di altezza. Sono muniti di un gambo biancastro, traslucido, talvolta quasi trasparente, sormontato da una struttura imenoforale di colore giallo o giallo arancio. L’imenio è amfigeno, direttamente esposto all’aria. L’ascocarpo ha consistenza elastica e tenace. Ascomicete saprotrofo di nessun valore alimentare.

In ultimo illustro gli ascomi di Leotia lubrica (Tav. gr. 4. - illustrazione D4), dalle dimensioni piccole, circa 6-8 cm di altezza, caratterizzati da uno stipite più o meno cilindrico, di colore giallastro. Il quale sorregge una massa imenoforale globosa o ellissoidale-schiacciata, che ospita l’imenio (amfigeno, ed esposto all’habitat circostante), dalla superficie gibbosetta, di colore verde oliva. Assai viscida a tempo umido. Saprofita di nessun valore alimentare, anzi considerato tossico. Presente a Scorace nelle annate piovose in tardo autunno e inverno.

Valderice, 04.12.2013
Nino Mannina



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