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Gruppo Micologico  "T. Pocorobba"

Appunti sulle micocenosi delle aree forestali della Provincia di Trapani:
Bosco di Scorace (territorio del Comune di Buseto Palizzolo)















Prima di cominciare desidero ringraziare sentitamente:
la Gentilissima Sig.ra Arpalice Alpago Novello(attualmente uno dei maggiori e stimati esperti in Italia, e non solo, circa il Genere Russula. Autrice, di numerosi contributi apparsi sui più accreditati Bollettini Micologici nazionali, e di un interessantissimo testo “Funghi rari e poco noti della sinistra Piave in Valbelluna“), per gli ampi ragguagli dati al sottoscritto, sull’odore di Russula fragrantissima. I quali hanno dissipato immediatamente le perplessità che nutrivo sull’argomento che, tra l’altro, avevano finito con l’allontanarmi dal concreto dato oggettivo;
il sempre stimato Dott. Roberto Galli (la cui fama non ha certo bisogno di presentazioni, essendo notissimo nel mondo della micologia italiana ed europea, sia nella veste di studioso che come Autore di bellissimi Atlanti monografici sul Genere Russula, Boletus, Amanita, Tricholoma, Lactarius, Agaricus, più numerose altre pubblicazioni che qui non elenco, ed inoltre, Direttore Responsabile e Scientifico della Pubblicazione specialistica “Funghi & Natura“), per i preziosi suggerimenti, relativi alle emanazioni olfattive di Russula laurocerasi. 
Senza il Loro spassionato e autorevole consiglio, avrei seguitato ad aggrovigliami in infruttuose speculazioni, su certi aspetti dei caratteri organolettici (segnatamente l‘odore del taxon trattato), che non mi avrebbero certamente condotto ad un’accettabile conclusione. 
Con questo contributo, continuo a dare seguito agli articoli volti ad illustrare le specie più significative, in seno alla micoflora del complesso forestale Bosco di Scorace, ubicato nel territorio comunale di Buseto Palizzolo (TP).
Procedo quindi col presentare un’altra specie afferente al Genere Russula, proponendo stavolta l’esame di un taxon raro, ovvero Russula fragrantissima Romagnesi, entità alquanto infrequente all’interno delle selve italiane sia peninsulari che isolane e, credo non ancora segnalata ufficialmente, per la Sicilia.
A dispetto della sua certamente non facile reperibilità, questa interessantissima entità specifica, qualora la si incontrasse, non porrebbe comunque grandi problemi di identificazione, essendo fornita di caratteri talmente espressivi (dei quali si darà conto nel corso del presente contributo), da rendere una sua discriminazione sul campo, immediata.
Russula fragrantissima Romagnesi, è inquadrata, nel modello sistematico proposto da Mauro Sarnari, nel SottogenereIngratula, Sezione Ingratae, Sottosezione Foetentinae.
Per una precisa definizione degli habitat funzionali alla specie in questione, cito testualmente il Sarnari che ben ne fornisce il quadro ecologico: “Il suo legame con latifoglie ci risulta del tutto aspecifico, provenendo i nostri ritrovamenti dagli ambiti più disparati di lecceta, sughereta, di querceto caducifoglio, di carpineto puro, di faggeto o castagneto.“ (Monografia Illustrata del Genere Russula in Europa - Tomo Primo- scheda Russula fragrantissima: Note tassonomiche pag. 450).
Il tutto, pone l’attenzione sull’ampio numero di parteners ectomicorrizici associabili al taxon in esame, che tuttavia rimane circoscritto, per come si evince da quanto appena trascritto, all’interno delle latifoglie citate, ancorchè appartenenti a Generi disparati. 
L’indirizzo fornito dall’elenco di fitobionti testè enunciato, ne indica chiaramente l’assenza di allineamento ad orizzonti vegetazionali specifici, potendo R. fragrantissima, trovarsi, evidentemente a proprio agio, sia nelle fresche faggete continentali che nelle calde sugherete mediterranee. 
Del che, se ne può anche dedurre una marcata tolleranza nei confronti dei valori di pH, intrinseci ai diversi substrati di attecchimento, non avendo presumibilmente, tale specie, preferenza né per i soprassuoli acidi né per quelli basici. 
A Scorace, si trova all’interno del bosco mediterraneo, in un’unica stazione (almeno secondo la mia personalissima esperienza), evidentemente unita a Quercus suber (sughera).
Le fruttificazioni, di R. fragrantissima, naturalmente nel complesso silvano citato, non sono regolari, tutt’altro; infatti durante il corso degli anni, non compaiono che molto saltuariamente.
Gli sporofori hanno dalle dimensioni medie o medio grandi, con cappello di diametro oscillante fra i 6-10-11 cm fino ai circa 16-17 cm, per un’altezza stipitale variabile dai circa 4 cm ai 10-12 cm o più. Nel loro complesso sono robusti, carnosi, ben consistenti.
Il cappello, di notevole spessore, è subgloboso all’esordio, ed evolve fino ad assumere una forma piano convessa, talvolta depressa, sovente irregolare, asimmetrica, con margine non troppo sottile, ottuso, di frequente sinuato lobato; unito per lungo tempo, infine scanalato tubercolato, ma solo per un brevissimo tratto.
La copertura pileica è provvista di una cute liscia, al più appena corrugata, in prossimità dell’orlo pileico, di aspetto dapprima lubrificato, quindi asciutta.
La sua pigmentazione è abbastanza monotona, improntata su tonalità ocra, chiazzata da sparse macule di varia ampiezza, dalle tonalità cromatiche comparabili alla terra di siena, alle quali si accompagnano rade punteggiature brunastre distribuite qua e là.
L’imenoforo è costituito da lamelle fitte intercalate da lamellule, anastomosate e abbondantemente forcate in prossimità della connessione al gambo, di consistenza elastica poi fragili, di color burro con riflessi rosa incarnato percepibili cambiando l’incidenza dell’angolo visivo o guardando bene fra i seni lamellari (carattere discriminante ma non sempre ravvisabile), tendenti a macchiarsi di bruno a maturità.
Il gambo può essere tozzo ma anche slanciato superando nella lunghezza il diametro pileico; di norma robusto, cilindrico o clavato, svasato in alto, con superficie più o meno rugolosa, di colore biancastro; correntemente brunastro alla base e comunque imbrunente se manipolato. 
La sua consistenza è dura all’esordio, per via della trama stipitale notevolmente rigida e compatta. Trama che, nel corso dello sviluppo, tende a scavarsi progressivamente, dapprima per celle lacunose, man mano sempre più confluenti le une nelle altre, originanti, in ultimo, un’unica cavernosità.
Il viraggio è modestissimo, rivelandosi per un certo imbrunimento, che coinvolge per grumi, la carne intrastipitale e per macchie quella pileica.
Per quanto riguarda i caratteri organolettici, cominciamo dal sapore, piccante sia nelle lamelle che nel gambo.
Veniamo ora all’odore, che è la chiave di volta per il riconoscimento celere, già alla raccolta, della nostra specie. 
Un odore tanto straordinariamente intenso, da rendere Russula fragrantissima pressoché inconfondibile, ancorché diversamente interpretato dai vari autori, i quali ne hanno paragonato l’effluvio alle mandorle amare, alla pasticceria a base di crema di mandorla, ai dolci all‘anice, al marzapane, all’anice, all’aldeide anisica ecc..
Bene, detto questo fornisco ora la mia personale esperienza sulla questione. Prima però di riferire quanto ho appurato, mi pare opportuno significare, per onestà, che non ho avuto modo di apprezzare il timbro odoroso in moltissimi sporofori appartenenti a tale specie. Quindi, la mia statistica, se così vogliamo definirla, si basa solo su pochi casi di ritrovamenti effettuati a Scorace e su di uno proveniente da un bosco dell’Agrigentino.
Ebbene, sia gli esemplari raccolti a Scorace che quello pervenutomi dalla Provincia di Agrigento erano tutti dotati dello stesso identico odore, ovvero di mandorle amare, tanto penetrante da risultare perfino fastidioso, paragonabile per intensità a quello dell’aldeide benzoica o dell’essenza di mandorle amare usata per confezionare torte e dolciumi in genere (sostanze entrambe in mio possesso e con le quali ho potuto fare i dovuti raffronti).
L’odore stesso era puro e non contaminato da note riconducibili all’effluvio di R. foetens (della quale si farà cenno in seguito). Un flebile sentore nauseoso, si avvertiva solo fratturando la carne, sebbene si volatilizzasse istantaneamente. Tuttavia questa fievole emanazione, rimaneva assente se non si procedeva alla traumatizzazione del reperto.
Sottolineo, che cito quest’ultimo dettaglio per mera cronaca, senza alcuna pretesa di aggiungere ulteriori elementi, per altro discutibili, che abbiano valore tassonomico.
La sporata è color crema in massa, oscillante fra le tonalità IIa e IIb del Codice Romagnesi. 
Il macrochimismo fa registrare una reazione rosa al solfato ferroso (FeSO4), molto lentamente gialla sulla corteccia del gambo al contatto dell’idrato di potassio (KOH) e assai rapida alla Tintura di guaiaco. 
Russula fragrantissima, sul campo, come già ampiamente specificato, è riconoscibilissima, considerati gli eclatanti caratteri somatici ed organolettici di cui dispone e che compendio qui appresso (in grassetto rosso quelli più significativi):
a) sporofori di dimensioni medie o grandi;
b) cappello di buon spessore, rigido; di forma asimmetrica, con margine frequentemente sinuato-lobato e orlo striato-tubercolato per un cortissimo tratto, solo nel basidioma maturo;
c) colore della cuticola monotono, giallo ocra, macchiato di bruno e punteggiato qua e là di ruggine;
d) imenoforo costituito da lamelle fitte color burro, dai riflessi rosa incarnato
(non sempre evidenti)
;
e) gambo biancastro, che si macchia di bruno alla manipolazione, rigido, di consistenza molto soda (fragile per svuotamento solo in vecchiaia);
f) sapore piccante sia nelle lamelle che nella carne del gambo;
g) odore assai intenso, penetrante, persistente anche dopo qualche giorno dalla raccolta (e perfino nell‘essiccato), gradevole, nondimeno molesto per la sua saturazione. Si tratta di un odore composito (chiarimento fornitomi dalla Sig.ra Arpalice Alpago Novello che vanta una vastissima esperienza a proposito di questo taxon) dal sentore dominante di mandorle amare misto a note anisate .
Può senza meno, dare adito a interpretazioni soggettive, tuttavia ascrivibili nel ristretto ambito di due precisi timbri odorosi
:
1) cianico,(assimilabile all’aldeide benzoica, all’essenza di mandorle amare per la confezione di dolci, al marzapane, alle paste alle mandorle)
2) aniseo (assimilabile all’aldeide anisica, all’essenza di anice, ai dolciumi all‘anice)

h) sporata crema.
Dal punto di vista fenologico, Russula fragrantissima, a Scorace, è specie a fruttificazione primaverile o primo-autunnale, in presenza di temperature piuttosto elevate.
L’osservazione al microscopio mette in luce una frazione cuticolare di altezza cospicua, gelificata, percorsa in basso da ife laticifere, con una epicutis costituita da articoli terminali indicativamente clavati, subsferici, oppure bifidi, dello spessore variabile dai 4 ai 7-8 micron, supportati da ife di sostegno dello stesso calibro del terminale o più rigonfie; i dermatocistidi, risultano dispersi e non facilmente individuabili, reagenti alla SBA, monocellulari o con due setti, clavati o affusolati, oppure con apice mucronato, variabili nel calibro, che si aggira attorno ai 4 - 8 micron. 
Le spore, sono subglobose, mediamente delle dimensioni di 8-9 x 6-8 micron, con ornamentazione, in generale, reagente al Melzer, formata da verruche coniche abbastanza alte, talvolta soltanto parzialmente amiloidi, riunite in creste alte, ma non alate, confluenti in qualche maglia, che tuttavia non si chiude, se non raramente, a formare uno pseudo-reticolo, il tutto mescolato a verruche isolate e ad evidenti punteggiature; la tacca sopra-ilare è inamiloide con tracce di finissime granulazioni sul contorno.
A Scorace, è presente un unico sosia, per altro appartenente allo stesso gruppo della specie qui esposta, che può far incorrere un osservatore superficiale, in un grossolano errore di determinazione: Russula foetens Persoon : Fr. che annovero qui appresso, insieme ad altre specie apparentemente simili alla nostra, le quali sonoRussula laurocerasi Melzer e Russula illotaRomagnesi.
Queste ultime però, sono estranee alla micoflora busetana, ma senz’altro reperibili in altri orizzonti vegetazionali.
Russula foetens (siamo in presenza di unaFoetentinae, anzi della specie cui fa capo il raggruppamento), presente negli ambiti forestali più disparati, la cui presenza è rintracciabile, come anzidetto, anche a Scorace. 
Abbiamo a che fare con un taxon abbastanza simile nell’aspetto a quello in argomento, dal quale però si differisce a colpo d’occhio per la cuticola glutinosa (specialmente in condizioni di umidità atmosferica e nei giovani basidiomi), la lunghezza delle striature tubercolate, che in R. foetens dal margine pileico si estendono fin oltre la metà del suo raggio; per le lamelle che con tempo umido secernono piccole gocce acquose (esemplari ancora immaturi); per l’odore che la caratterizza, nettamente sgradevole (nauseoso), meglio ravvisabile qualora se ne incida o rompa la carne. E’ questo un effluvio forte, particolare, oltremodo inconfondibile, che in letteratura viene accostato all’odore emanato dalla candeggina o dalla varechina.
Russula laurocerasi: entità anche questa ascritta alle Foetentinae, la quale, stando alla letteratura, risulta essere estranea alle foreste mediterranee a foglia persistente: “specie comune nei boschi freschi di latifoglie, mai raccolta personalmente sotto lecci o sughere in zona mediterranea” (Mauro Sarnari - Monografia illustrata dal Genere Russula in Europa - Tomo 1° pag. 438 scheda riguardante R. laurocerasi, paragrafo habitat); essa esprime basidiomi dai colori più o meno vicini a R. fragrantissima, ma dalle dimensioni complessive sensibilmente più contenute e con spessore della carne esiguo, quindi abbastanza fragili; orlo lungamente scanalato tubercolato; odore composito, dal timbro nettamente cianico, cui si uniscono note nauseose simili a quelle emanate da R. foetens e dal sapore piccante nelle lamelle ma dolce nella carne del gambo. La microscopia infine, mette in luce spore assai diverse da quelle appartenenti alla stessa R. fragrantissima, con ornamentazione formata da creste alate assai singolari per la loro notevole altezza e con verruche isolate quasi totalmente assenti.
Russula illota (stessa impostazione Sistematica dei taxa specie precedenti) è specie dagli habitat assimilabili a quelli frequentati da R. laurocerasi, separabile da R. fragrantissima per la cuticola dal cromatismo che le conferisce un aspetto sordido, vischiosa in condizioni di tempo umido (talvolta il glutine cuticolare, assume dei riflessi grigio violacei), l’orlo lungamente scanalato tubercolato; il filo lamellare fittamente punteggiato di bruno scuro, come la superficie del gambo; per l’odore fruttato nauseoso immediatamente alla raccolta, tuttavia virante subito al cianico, mescolato a note di R. foetens alla frattura della carne o a completa maturità. 
Russula fragrantissima è specie non commestibile per via del sapore piccante.

Testo, tavola pittorica, foto e tavole di microscopia
di Nino Mannina
Gruppo Micologico Tonino Pocorobba



POSIZIONE TASSONOMICA
Inquadramento tassonomico generale del taxon (Hawksworth et alt. 95)
Regno: Fungi 
Divisione: Basidiomycota
Classe: Basidiomycetes
Sottoclasse: Holobasidiomycetidae
Ordine: Russulales
Famiglia: Russulaceae
Genere: Russula
specie: fragrantissima

Per il presente contributo si è scelto l’inquadramento del taxon nel Genere di appartenenza, contenuto nel modello sistematico proposto da Mauro Sarnari in “Monografia Illustrata del Genere Russula - Tomo Primo”.
Genere: Russula Per. : Fr.
Sottogenere: Ingratula Romagnesi
Sezione: Ingratae (Quelet) Maire
Sottosezione: Foetentinae (Melzer & Zvara) Singer
Specie: fragrantissima Romagnesi

DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Caratteri morfo-cromatici
Cappello: da cm. 4.00-6.00 a cm. 10.00-12.00 (fino a 15.00/17.00 cm.), dapprima duro, molto sodo, rigido, di notevole spessore, solo in vecchiaia più fragile. A figura più o meno circolare o orbicolare di norma asimmetrica e con superficie sovente irregolare; dapprima emisferico a sommità schiacciata, volentieri ombelicato; nel corso dell’evoluzione, convesso, in ultimo piano-convesso con depressione discale più o meno evidente; orlo rigido, inflesso nel giovane, via via più disteso, ma non sempre spianato, irregolare, unito per lungo tempo, brevemente striato tubercolato solo in vecchiaia, con margine quasi sempre sinuato-lobato, non troppo sottile e ottuso; cuticola poco asportabile quasi del tutto adnata, liscia, dapprima brillante, lubrificata, poi asciutta, qualche volta appena rugosa in prossimità dell’orlo, dal cromatismo monotono, improntato su tonalità ocra, talvolta più chiara all’orlo, cosparsa di macule bruno rossicce di varia estensione cui si accompagnano punteggiature bruno ruggine sparse qua e là.
Imenoforo: comparto imenoforale costituito da lame color burro, con riflessi rosa carnicino (non sempre evidenti) macchiate di bruno in vecchiaia, abbastanza serrate, dritte, inframezzate da numerose lamellule; alte circa 4/6 mm.; ottuse indietro, sinuato annesse al gambo, anostomosate e venoso-congiunte nei seni lamellari, densamente forcate all’inserzione; filo dritto o sinuato, concolore alle facce, con tendenza a macchiarsi di bruno in vecchiaia; elastiche poi fragili e cassanti.
Stipite: da tozzo a slanciato, indicativamente alto dai 4 ai 10-12 cm o più di buon spessore. Facilmente più o meno cilindrico, ma anche clavato, con base ben rigonfia, talvolta ritorta su un lato, spesso svasato in alto; superficie rugolosa, biancastra per tutta la sua estensione, macchiata di bruno alla base e comunque tendente ad imbrunire sulla corteccia stipitale a causa della manipolazione; dapprima duro, sodo, infine più fragile.
Carne: nel complesso dura all’esordio, in tutti gli elementi strutturali, a lungo rigida, soda e compatta, più fragile e cassante a completa maturità in special modo nel gambo dove, progressivamente la trama si dissolve scavandosi dapprima per celle, via via sempre più confluenti le une nelle altre, fino ad originare un’unica vasta cavernosità. Imbrunente per macchie nel cappello e per qualche grumo midollare in vecchiaia.
Sporata
Secondo il codice Romagnesi : oscillante fra la gradazioni IIa-IIb (crema)
Caratteri organolettici
Odore: assai intenso, gradevole, permanente (anche in essiccato dopo lungo tempo), tuttavia fastidioso per la saturazione dell‘effluvio, non sporcato da note nauseose paragonabili all‘odore di R. foetens, sostanzialmente cianico (intenso come nell’aldeide benzoica o nell’essenza di mandorle amare per la confezione di dolciumi) con note anisee. Tuttavia interpretabile soggettivamente entro due timbri odorosi: cianico o aniseo.
Sapore: piccante sia nelle lamelle che nel gambo.
Reazioni macrochimiche
Tintura di guaiaco: positivo rapidamente;
Solfato ferroso (FeSO4): rosa chiaro;
Idrato di potassio (KOH): giallastro molto lentamente sulla superficie del gambo.
Analisi microscopica
Cuticola: cute spessa, gelificata, solcata da ife laticifere negli strati bassi. Dal complesso stratigrafico della cuticola, emerge un’epicutis composta da articoli terminali ora clavati, ora subsferici, oppure bifidi, dello spessore variabile dai 4 ai 7-8 micron, sostenuti da ife dello stesso calibro del terminale o più rigonfie; i dermatocistidi, sono dispersi, non facilmente individuabili, reagenti alla SBA, monocellulari o bisettati, clavati o affusolati, oppure con apice mucronato, variabili sia nella lunghezza che va dai 12 ai 25 micron, con alcuni che oltrepassano i 90 micron, che nel calibro, che si aggira attorno ai 4 - 8 micron. 
Imenio: basidi non caratteristici, clavati, tetrasporici, delle dimensioni medie di 44-45 fino a circa 65 x 7-11 micron (60-65 micron x 10-11,5 micron secondo i rilievi di H. Romagnesi); pleurocistidi fusiformi o appendicolati, talvolta mucronati dello spessore variabile dai 9 ai 18 micron (e anche oltre) per un’altezza oscillante dagli 80-90 ai 100 micron, molti dei quali aggettanti dal tappeto basidiale per almeno 30-35 micron; cheilocistidi clavati o capitulati di lunghezza variabile indicativamente tra i 45 e i 65 micron x 10-11 micron; tutti a contenuto citoplasmatico reagente alla SBA.
Spore: subglobose, mediamente delle dimensioni di 8-9 x 6-8 micron, con ornamentazione talvolta non totalmente amiloide, costituita da ben evidenti verruche coniche isolate, miste ad altre riunite in creste alte ma non alate, confluenti in qualche maglia, che non si chiude, se non raramente, a formare uno pseudo-reticolo, il tutto mescolato ad evidenti punteggiature; la tacca sopra-ilare è inamiloide con tracce di finissime granulazioni sul contorno.


TAVOLA 1: RELATIVA ALLA MICROSCOPIA
(rappresentazione senza parametri biometrici)











TAVOLA 2: RELATIVA ALLA MICROSCOPIA
(rappresentazione con riportati i parametri biometrici)
I disegni degli elementi micromorfologici sono stati eseguiti in scala: 1:1 (1cm =1micron) gli elementi pileici e imenoforale; 2:1 (2cm=1micron) le spore.










IMMAGINI DI R. FRAGRANTISSIMA

Foto 1: sporoforo di Russula fragrantissima, si notino la robustezza del basidioma e le brevissime striature tubercolate sull’orlo del cappello









Foto 2: sporoforo di Russula fragrantissima, si notino i riflessi rosa incarnato nelle lamelle






TAVOLA PITTORICA DI R.FRAGRANTISSIMA






BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
Testi
Roberto Galli 1996:
Le Russule -Atlante pratico monografico per la determinazione delle Russule - Edinatura -
Mauro Sarnari 1998:
Monografia illustrata del genere Russula in Europa, tomo I° - AMB Fondazine Centro Studi Micologici -
Henry Romagnesi 1996:
Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord (ristampa) - A.R.G. Gantner Verlagk - Vaduz -
Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola Trento anno XLVI n° 3. Atti del X Seminario Russulales e Boletale e del VI Seminario dedicato allo studio dei funghi ipogei (Baselga di Pinè, 2-6 ottobre 2002): da pag. 23 a 32 Alcune Russule di latifoglia in Val Belluna. Autrice del contributo Arpalice Alpago Novello.